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C'era una volta San Salvatore Sirigu

La titolarità del portiere sardo non è in discussione, ma in questa stagione i numeri sono, a dir poco, impietosi

È il 19 settembre 2020, al minuto 45 di Fiorentina-Torino, gara valida per la prima giornata del campionato di Serie A 2020-2021, Sirigu toglie letteralmente dalla porta un colpo di testa di Kouamè che sembrava inesorabilmente destinato in rete. Sulla frustata dell’attaccante viola il portiere del Toro compie un autentico prodigio e si esibisce in una di quelle parate che, come si dice in gergo, “valgono quanto un gol”. È probabilmente l’ultimo frangente in cui i granata possono godersi a tutti gli effetti il loro portiere, è l’ultima vera esibizione di “San Salvatore”. Da quel momento in poi, infatti, il declino di Sirigu è stato costante e il portiere sardo non ha più toccato i livelli di rendimento che lo avevano reso uno dei migliori portieri del campionato nell’ultimo triennio. Perché è bene metterlo in chiaro, prima di avventurarsi nell’analisi della sua involuzione: al Toro Salvatore Sirigu ha dato tantissimo, ci sono le sue mani sia sulla qualificazione ai preliminari di Europa League del 2018-2019, ci sono le sue mani sulla salvezza della stagione successiva. Meriti che non si cancellano: di quello splendido portiere, però, oggi non è rimasto che il ricordo. E se i miracoli degli anni scorsi hanno spinto quasi tutti a perdonargli i primi passaggi a vuoto, oggi il credito si può dire esaurito, perché nel calcio la riconoscenza conta, ma da sola non porta punti.


Il dibattito si è riaperto domenica, dopo il gol di Lautaro Martinez che ha firmato il 2-1 regalando i tre punti all’Inter. Torsione stupenda, giocata da grande attaccante quella dell’argentino, ma per molti - al di là del chiaro errore di Izzo in marcatura - Sirigu nell’occasione non è stato esente da colpe, per l’ennesima volta in questo campionato. Di certo non è stato un errore madornale, non la classica papera da “Mai Dire Gol”, ma tanto è bastato per riaprire le riflessioni sul calo del portiere sardo. Un calo che non è solamente frutto delle sensazioni e del confronto con le ultime eccezionali stagioni dell’ex PSG, ma è suffragato da numeri che si presentano impietosi sotto tutti i punti di vista.


Secondo i dati forniti da fbref.com, il Toro in questo campionato ha concesso agli avversari 90 tiri nello specchio: solo Inter, Atalanta, Juventus e Napoli sono riusciti a fare meglio. Nonostante questo i granata hanno incassato ben 47 reti, con quella che al momento è la quinta peggior difesa del torneo. In sostanza, agli avversari del Toro in media basta centrare la porta per due volte per segnare: nessuno in Serie A ha un peggior rapporto tra tiri nello specchio concessi e gol incassati.


Isolando solamente le partite effettivamente giocate da Sirigu (contro Roma e Bologna Giampaolo scelse Milinkovic-Savic) emerge che il portiere sardo ha ricevuto 80 tiri nello specchio effettuando 44 parate: la percentuale è del 53,8%, la peggiore tra i portieri ad aver collezionato presenze in questo campionato, in una graduatoria in cui primeggiano Mattia Perin (76%), Lukasz Skorupski (75%) e Samir Handanovic (74,2%). Dal 2016-2017 al 2019-2020 il portiere del Toro non era mai sceso sotto il 70,9% di parate, con picchi del 75% tra 2017 e 2019. L’involuzione, come detto, è evidente.


Si potrebbe obiettare che non tutti i tiri sono uguali e che ad influenzare questo genere di statistiche sono anche la pericolosità dei tentativi avversari e la conseguente difficoltà degli interventi. Anche da questo punto di osservazione però i numeri non depongono a favore di Sirigu. Sempre secondo fbref.com, infatti, il portiere del Toro in questo campionato ha incassato 10.5 gol in più di quelli mediamente attesi con la quantità e la qualità dei tiri che si è trovato ad affrontare. Forzando il concetto, con Sirigu in campo fino a questo momento il Torino ha subìto 10.5 gol in più di quelli che avrebbe incassato con un portiere dal rendimento “normale”. Ciò che impressiona ancor di più è il confronto con i colleghi: in questa particolare statistica Sirigu nella stagione in corso è il peggior portiere dei cinque principali tornei europei, piazzandosi alla posizione 174 su 174. Disarmante per un giocatore che nel precedente triennio era stato senz’altro tra i tre migliori interpreti del ruolo in Serie A: lo stesso indicatore evidenzia infatti che nelle sue prime tre annate al Toro Sirigu aveva sempre incassato meno gol di quelli normalmente attesi in base ai tiri ricevuti (nell’ordine saldi positivi di 3.5, 7.9 e 3.9).


Numeri che sono testimoni di un rendimento in caduta libera e che si traducono in risultati: in ben dodici occasioni in questa Serie A il Toro, con Sirigu tra i pali, ha subìto più gol di quanti sono stati gli xG concessi all’avversario in quella gara. In sei di queste occasioni è arrivata una sconfitta, in cinque la squadra aveva prodotto più Expected Goals di quelli concessi: in nessuna di queste dodici gare il Toro ha vinto.


Se i numeri sono chiari e a disposizione di tutti, più complicato è addentrarsi nelle cause che possono aver provocato questo tracollo. Calo fisiologico dopo stagioni ad altissimo livello? Mera questione anagrafica? Difficile darsi una spiegazione tanto semplice per un calo così repentino e verticale, se consideriamo che ancora tra giugno e luglio scorsi Sirigu fu tra i fattori decisivi per la salvezza del Toro.


Mancanza di motivazioni, forse, uno dei tanti “mal di pancia” che stanno caratterizzando lo spogliatoio del Fila da due anni a questa parte? Di certezze non ce ne sono. La scorsa estate a più riprese si rincorsero voci sulla volontà del portiere di cambiare aria, malgrado le ripetute smentite di rito di Vagnati e Cairo, che hanno sempre indicato in Sirigu uno dei pilastri dai quali ripartire. Addirittura nelle ultime ore di mercato si fece strada la voce di un clamoroso scambio con il Parma, che avrebbe portato il portiere sardo al Tardini insieme ad Ansaldi in cambio di Sepe e Grassi. Poi non se ne fece niente, ma i tifosi del Toro, allora sollevati per aver trattenuto il loro portierone, oggi si trovano a fare i conti con un rendimento ampiamente deludente e un campionato costellato di insicurezze, queste sì sotto gli occhi di tutti a prescindere dalle cause.


Se c’è qualcosa su cui ci sono pochi dubbi, invece, è che il Toro è in ogni caso obbligato ad affidarsi a Sirigu: Milinkovic-Savic e Ujkani non sembrano essere alternative credibili, e il posto da titolare del portiere sardo non è mai stato veramente in discussione. Non c’è altra strada, insomma: per la salvezza al Toro servono ancora le mani del suo portierone, sperando che in quest’ultimo quarto di campionato riesca a riprendere quel filo interrotto in un pomeriggio di settembre a Firenze.

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