Game Over. “Il Granata Mezzo Vuoto” XXXVII
- Tommaso Freni
- 16 mag 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Toro Goal presenta "Granata Mezzo Pieno/Mezzo Vuoto". Alessandro Iurino e Tommaso Freni vi accompagneranno nella stagione granata con una doppia analisi settimanale, da due prospettive sostanzialmente opposte: il Mezzo Pieno illustrerà gli aspetti positivi del weekend granata, al contrario il Mezzo Vuoto porrà l'accento su quelli che destano perplessità e preoccupazione. L'intento della rubrica è dare a ogni tifoso granata gli strumenti ideali per formare una propria opinione sulla situazione del Toro, sottolineando i punti cruciali da una parte e dall'altra. Ecco a voi il Mezzo Vuoto.

Vorrei tanto riempire l'articolo di espressioni indignate del tipo "Vergognatevi" o simili, ma penso di essermi sfogato già abbastanza con me stesso nella giornata di ieri. I prossimi sette giorni saranno eterni e pesantissimi da vivere, ma io voglio andare oltre: riflettere sulla dimensione attuale e sul futuro del Toro.
Il titolo non si riferisce al campionato, che sfortunatamente non è ancora finito e ci causerà ulteriori sofferenze - come se non fossero già abbastanza - nelle ultime due partite. Si riferisce piuttosto a questa rosa, a questa dirigenza, a questo presidente, a tutto l'insieme. Componenti che stanno portando il Toro sull'orlo del baratro da ormai diversi anni, con un'accelerazione del processo nelle ultime due stagioni. Ora è normale che qualunque tifoso - incluso me - pensi soltanto alla salvezza e a far terminare gli incubi di questo campionato tremendo, ma i problemi del Toro non verranno cancellati da un eventuale 17esimo posto.
Leggo da troppe parti "Salviamoci e poi cacciamo Nicola, così ripartiamo con un allenatore vero" o frasi simili in cui al posto dell'allenatore viene inserito un calciatore. A mio parere sono visioni limitate e superficiali, che non tengono conto soprattutto di una rosa che ha avuto costantemente gli stessi problemi con ogni allenatore. Prima Mazzarri, poi Longo, poi ancora Giampaolo, e infine Nicola. Per due stagioni consecutive si sono incassati 11 gol in due giornate, prima in casa, e poi in trasferta.
Per quanto alcuni errori tattici possano pesare sugli esiti delle partite, mi pare evidente che le responsabilità principali sul campo siano imputabili ai calciatori, troppi dei quali rimasti al Toro quasi per caso, se non controvoglia. Chi era a fine ciclo, chi voleva andare via, chi non era idoneo al nuovo sistema di gioco di Giampaolo, chi non aveva più nulla da dare al Toro. Una rivoluzione invocata per mesi nell'estate 2020 - specialmente con un nuovo DS - ma mai realmente avvenuta, e probabilmente difficile da realizzare anche negli anni a seguire, se le pretese di Cairo non cambieranno. Un circolo vizioso, che ha incastrato il Torino in una situazione via via sempre più drammatica.
Nicola andrebbe soltanto elogiato per aver momentaneamente (e miracolosamente) nascosto queste problematiche, e mi dispiace per lui che non sia riuscito ad arrivare fino in fondo. Rimarrà indelebilmente coinvolto anche lui in questi ultimi risultati disastrosi, che potrebbero essergli fatali per un'eventuale permanenza in granata.
È incredibile come nel Toro paghi sempre l'ultimo arrivato. Si fa carico di tutte le colpe sempre il dipendente che si ritrova calciatori tecnicamente mediocri e disposti a giocare in un'unica maniera. Prima della disastrosa gara di La Spezia, in cui pretendevo una reazione decisa, pensavo addirittura che un disastro larghissimo come quello col Milan potesse facilitare il lavoro estivo di rifondazione, per ripartire da zero con lo stesso allenatore e con nuovi giocatori, e non il contrario.
Ma ora, invece, c'è solo paura. Non è solo paura di retrocedere, perché quella ce l'hanno anche Cairo - che non ha alcun interesse a retrocedere, anzi, sarebbe un danno pazzesco per lui e per la società - e i giocatori - anche quelli a cui frega poco.
È la paura di dover rivivere un Toro che non riesce a rialzarsi, che rimane ingabbiato nel campionato di Serie B, senza mai trovare un progetto tecnico solido per risalire. Così è stato 10 anni fa, prima dell'avvento di Ventura. È la paura di dover accettare una posizione inferiore rispetto al resto del mondo calcistico, allontanando sempre di più le glorie del passato.
Non è che ora le cose siano tanto meglio, ma personalmente una retrocessione significherebbe l'inizio di un nuovo incubo, già vissuto durante l'infanzia. Non me lo merito, così come non lo merita nessun tifoso.
So che la seguente considerazione non avrà molto senso, ma: voglio avere l'opportunità di illudermi, di sperare, di sognare, anche con una dirigenza finita o inadeguata. So di dover aspettare ancora tanto (non c'è intenzione di vendere) per vedere una società che punti realmente in alto, ma non voglio che, per colpa di qualcun altro (da dirigenti a giocatori), il MIO, il NOSTRO, Toro rischi di diventare una squadra stabile di Serie B.
Quindi, tirate fuori l'orgoglio, impegnatevi per i soldi, date il massimo perché avete paura anche voi. Insomma, trovate qualsiasi appiglio a cui aggrapparvi, ma SALVATEVI. E poi ANDATEVENE, senza fare storie. Per il bene del Toro, della vostra carriera, del vostro stipendio, del vostro umore. Trovate qualsiasi motivo, ma ANDATEVENE.
Lazio, Stadio Olimpico di Roma, martedì ore 20.30. Penultimo capitolo. Sempre Forza Toro.
Tommaso Freni
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